Nuovo assegno di disoccupazione


Nuovo assegno di disoccupazione.
Come cambiano i sussidi di disoccupazione quest’anno: quali sono, come funzionano, per chi valgono e debutto social card per disoccupati

Il nuovo assegno di disoccupazione si chiamerà Naspi, verrà gestito dalla nuova agenzia unica per il lavoro, in stretta collaborazioni con i Centri per l’Impiego e dell’Inps sul territorio.

Maggiore attenzione e sostegno al sempre più folto popolo dei disoccupati italiani, per cui forse il rimedio migliore sarebbe creare maggiore occupazione.

Il Naspi arriverà a coprire un periodo massimo di 2 anni (più precisamente saranno presi in considerazione la metà dei mesi in cui il soggetto interessato ha avuto un contratto di lavoro negli ultimi 4 anni precedenti alla richiesta del sussidio, che partirà da un massimo di 1.200 euro per scendere poi gradualmente fino a 700 euro).


La mini Aspi, invece, è una prestazione a sostegno del reddito, destinata ai lavoratori che hanno perduto il lavoro in maniera volontaria e che, rispetto all’Aspi, richiede dei requisiti contributivi ridotti, ma dal primo maggio 2015 al posto dell’Aspi arriva la Naspi, la nuova Assicurazione Sociale per l’impiego, destinata ai lavoratori dipendenti, che avrà diversa durata, modalità di calcolo, tempi e decadenza. La nuova Naspi vale per i lavoratori dipendenti privati, a tempo indeterminato e a termine, e per quelli pubblici assunti a termine. Per richiederla bisognerà aver maturato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni di lavoro e 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi.


La Naspi sarà erogata mensilmente dall’Inps, per importi massimi di 1.300 euro al mese e per un massimo di 18 mesi. Il nuovo Asdi, Assegno di disoccupazione per i lavoratori, invece, scatta se al termine della Naspi il disoccupato non ha trovato un altro lavoro, e avrà durata di sei mesi, con erogazione di un assegno di importo pari al 75% dell’ultimo assegno Naspi. In vigore dal primo gennaio 2015, invece, Dis-Coll, altro nuovo sussidio di disoccupazione a sostegno di coloro che sono senza lavoro iscritti alla gestione separata dell’Inps, non pensionati e privi di partita Iva.

Per ricevere l’Aspi bisogna aver maturato almeno 3 mesi di contributi dal primo gennaio dell’anno precedente o un mese nell’anno in cui si perde il lavoro, e la sua durata sarà di tre mesi. In questo 2015 i disoccupati potranno anche richiedere la nuova social card proprio per i disoccupati, da erogare, appunto, a quanti sono rimasti senza lavoro, con erogazione ogni due mesi e per un anno. Diversi gli importi previsti, a seconda della composizione familiare.

Per famiglie composte da 2 membri, l’importo sarà di 231 euro; per famiglie composte da 3 membri, di 281 euro; per famiglie composte da 4 membri, di 331 euro; per famiglie composte da 5 o più membri, di 404 euro mensili.

Possono richiedere la nuova social card disoccupati, cittadini italiani o di uno degli stati membri dell’Unione Europea, cittadini extracomunitari purchè in possesso di regolare permesso di soggiorno, bisogna avere un Isee pari o inferiori a 3.000 euro, possedere un patrimonio mobiliare inferiore a 8.000 euro, non possedere autoveicoli immatricolati nell’ultimo anno, ed essere residente in una delle seguenti regioni Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Molise e Campania, o città Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona.


La richiesta per avere la social card disoccupati deve essere presentata in uno degli Uffici di Poste Italiane Abilitati, insieme a tutta la documentazione richiesta, poi sarà inviata direttamente dall’Ufficio Postale all’Inps, che una volta valutata la documentazione presentata, comunicherà al richiedente se la domanda è stata accolta o meno.

E’ necessario per tutti essere in grado di dimostrare di aver lavorato almeno 3 mesi prima di perdere il l’impiego.

Questo nuovo sussidio coinvolge dunque molti soggetti che non ne avrebbero avuto diritto per il tipo di contratto sottoscritto con il datore di lavoro fino ad ora.

Il Presidente Renzi non vuole indugiare, vista l’emorragia di posti di lavoro “allucinante”. “I mercati ci stanno osservando- continua Renzi – stanno cercando di capire se facciamo sul serio, se vogliamo andare fino in fondo con le riforme di cui l’Italia ha bisogno”, ha insistito ieri in Consiglio dei ministri.

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